Vacanze al mare… con delitto
Come milioni di persone anche io adoro andare al mare in estate. Ma quando dico “andare al mare” intendo letteralmente solo quello: cioè fare bagni di mare, stare in acqua.
Crogiolarmi sotto il sole non è mai stato il mio forte: primo, perché non ho mai sopportato a lungo il suo calore e poi, perché non mi piacciono i suoi effetti su di me. Al contrario delle altre che in estate “sfoggiano” visi e corpi ambrati (o addirittura color cioccolato), io sono sempre e solo riuscita a conquistare la tonalità dell’aragosta…
Sapete invece quale sarebbe la mia vacanza ideale al mare? Mi piacerebbe alloggiare in un casa storica, trasformata in piccolo albergo, che abbia la capacità di ospitare al massimo una trentina di persone (possibilmente con vite interessanti) e che sia dotata di un accesso diretto sulla spiaggia. Un posto semplice, ma elegante; familiare, ma fornito di tutti i comfort …
Vi descrivo quale sarebbe la mia giornata tipo in questo piccolo albergo dei sogni. Innanzitutto, Eli e Ale sarebbero accuditi per la maggior parte del tempo dal loro papà (e già questo sarebbe un sogno): io mi riserverei solo la parte di metterli a letto. Mi alzerei prima delle sette, prenderei un semplice caffè e poi andrei a farmi una nuotata. Intorno alle 8,30 tornerei in albergo a vestirmi e a fare colazione. E, siccome si presume che in vacanza non si pensi alle diete, non mi limiterei a prendere un secondo caffè e del succo d’arancia, ma chiederei anche uova al bacon e una fetta di pane tostato. Dopo colazione cercherei un posto all’ombra sul terrazzo dell’albergo, da dove però si può godere la vista del mare e della spiaggia, quindi mi dedicherei alla lettura di un romanzo (giallo, ovviamente). Se poi nel corso della mattinata, la mia lettura fosse interrotta dalle conversazioni con gli altri ospiti dell’albergo, la cosa non mi disturberebbe affatto: a me piace interessarmi della natura umana. Per il pranzo non avrei grandi pretese: un piatto unico a base di pesce, accompagnato da thè nero non zuccherato, con tanti cubetti di ghiaccio e fette di limone. Non amo dormire il pomeriggio, ma nelle ore più calde penso proprio che mi ritirerei nella mia stanza, magari a scrivere. Intorno alle sei di sera mi concederei un’altra nuotata e poi andrei a cambiarmi per l’aperitivo. Un Martini dry, con due olive e una scorza di limone. A cena gradirei molluschi e crostacei e un calice di champagne (ma mi andrebbe bene anche un buon prosecco).
Mi piacerebbe condividere il dopocena con gli ospiti dell’albergo con cui ho fatto un po’ di conoscenza, sorseggiando caffè o rum caraibici (quelli prodotti artigianalmente). E se la natura umana rimane fedele a se stessa, come io credo, sarà nelle conversazioni del dopocena che avrò modo di scoprire gli intrighi e le tresche di quella piccola comunità temporanea… E già, perché come sostiene qualcuno che conosco molto bene, «il male si annida ovunque», anche in un luogo romantico, tranquillo, dove il sole brilla e il mare è un incanto…
Beh, che c’è di male a sognare una vacanza al mare dalle atmosfere un po’ retrò, alla Poirot, per intenderci? Mica sto dicendo che deve esserci anche un delitto! Anche se, ora che ci penso, se avessi qualcuno da eliminare, il luogo ideale sarebbe proprio un posto di vacanze, come ha spiegato in Corpi al Sole, il mitico investigatore belga:
Ammettiamo che voi abbiate un nemico: se andate a cercarlo in casa sua, al suo ufficio, nella via… eh bien, dovete giustificare la vostra presenza. Ma qui, al mare, nessuno ha bisogno di giustificare la sua presenza. Siamo all’Isola del Contrabbandiere. Perché? Parbleu, siamo in agosto, e in agosto si va al mare…si è in vacanza. È naturale che voi siate qui…dato che in Inghilterra si usa andare al mare in agosto.
E in effetti, sull’Isola del Contrabbandiere, un posto di vacanza decisamente pittoresco e rinomato (come la Costa Azzurra o la riviera italiana), sito di fronte alle coste del Devon, un delitto avrà luogo sul serio.
La vittima, Arlena Stuart, è il prototipo di donna che tutte noi altre odieremmo a prima vista: alta, snella, perfetta come una statua, capelli ricci color rosso tiziano. A questo aggiungete un costume bianco che lascia la schiena completamente scoperta (un modello molto osè per gli inizi degli anni 40) e un fantastico cappello cinese color verde giada…
Arlena non si comporta come le altre donne, ospiti del Jolly Roger (unico e delizioso hotel dell’isola) che, dopo aver fatto i bagni di mare, indossano lunghi accappatoi per asciugarsi, per poi coprirsi con abiti leggeri da spiaggia (pantaloni molto larghi e camiciole con manica a campana): lei si crogiola al sole in costume rendendo il suo corpo color bronzo uniforme. E anche se nessun uomo, a quei tempi, è disposto ad ammettere che la visione di una donna in costume che si abbronza sia elegante (Poirot in primis), gli sguardi di tutti (di Poirot in primis) sono catturati da quel corpo svestito e abbronzato: tutte le altre donne della spiaggia, al suo confronto, appaiano scialbe e insignificanti, soprattutto l’eterea e delicata Christine Redfern, che ha braccia e gambe bianchissime.
Quando poi Arlena viene trovata strangolata sulla spiaggia di Pixy Cove (meta preferita dagli ospiti dell’albergo per le merende all’aperto), nessuno si mostra sorpreso per la terribile vicenda e la frase sulla bocca di tutti (inclusi i maschietti che le sbavavano dietro) era: «… il tipo di donna a cui una cosa simile poteva accadere…» .
Ma è la timida e riservata Christine Redfern che sintetizza al meglio i pensieri degli ospiti del Jolly Roger sul conto della spregiudicata Arlena:
Era il tipo di donna che, a mio avviso, è inutile a sé e agli altri. Non faceva nulla per giustificare la propria esistenza. Non aveva un cervello. Pensava solo agli uomini, all’eleganza, alla vanità. Inutile come un parassita. Il suo fisico destava l’ammirazione degli uomini… e lei viveva per quello. Ecco perché, forse, la sua strana fine non mi ha stupita. Era facile associare una donna simile, con tutto ciò che vi può essere di sordido… ricatto… gelosia… violenza…
Insomma, in questo romanzo Agatha sembra associare la bellezza fisica a ogni sorta di negatività e il lettore più ingenuo è indotto a pensare che “il diavolo sotto il sole” (Devil under the Sun, è il titolo originale del libro) sia Arlena, con i suoi magnifici capelli rosso tiziano. E, in effetti, lo scandalo (e quindi il male) proviene dai comportamenti di questa donna bella e spudorata che ammaglia e seduce Patrick Redfern (legittimo consorte della dolce Christine) sotto gli occhi del marito e di tutti gli altri ospiti dell’albergo. Ma, come in molte storie scritte da Agatha, la realtà non è mai quella che appare al lettore…
Anche questa vicenda (come in altre immaginate dalla regina del giallo) si sviluppa secondo i canoni dell’enigma della camera chiusa: stabilito che ci sono poche possibilità che qualcuno possa essere arrivato dall’esterno, l’assassino è, con molta probabilità, uno degli ospiti di quell’incantevole albergo sul mare… Corpi al sole è quindi un giallo classico, in cui un investigatore (l’intramontabile Hercule Poirot) smaschera l’assassino di Arlena all’interno di una cerchia abbastanza ristretta di personaggi, arrivando alla soluzione del mistero grazie all’analisi di alcuni indizi.
Come ho già scritto nella sezione “About”, adoro questo tipo di giallo. Agatha sembra lanciarci una sfida: noi che leggiamo abbiamo esattamente le stesse possibilità di arrivare alle conclusioni di Poirot e, quindi, individuare il colpevole.
Ma chi, fra noi detective in erba, avrebbe mai immaginato che il mitico Hercule Poirot, avrebbe proposto di organizzare un picnic sulla spiaggia per risolvere il caso?
«… Che ne pensate, Poirot? Che cosa si dovrebbe fare, secondo voi?» Poirot sembrava del tutto assorto nei suoi pensieri. Finalmente disse: «Non so nulla… ma so quello che mi piacerebbe fare». «Che cosa?» «Mi piacerebbe organizzare un picnic» mormorò l’investigatore. Il colonnello Weston lo guardò a bocca aperta.
Beh, Corpi al sole non è un giallo ricco di riferimenti gastronomici, anche perché al Jolly Roger, a detta della cameriera Gladys, molte signore “facevano la cura per dimagrire” (Arlena compresa). Però se c’è in ballo un picnic, e se questo picnic si svolge sulle coste del Devon (Inghilterra) verso la fine di agosto del 1940, è facile intuire anche le pietanze, non credete?
A presto,
Angela
2 thoughts on “Vacanze al mare… con delitto”
Quanti ne ho letti e ne vorrei leggere! Avevo capito immediatamente che l’affermazione era del grande “testa d’uovo” ed elegante Poirot. A, dimenticavo, amo il mare e, regolarmente, divento coror cipolla di Tropea😊
Mitico Hercule…
Le cipolle di Tropea sono squisite!