Ipotesi

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PARTE V

“Forze all’opera”:  le ipotesi di Agatha

Avviso per i lettori: la conversazione con Agatha Christie è costruita con informazioni ricavate dalle mie ricerche su alcuni materiali selezionati (libri, inchieste giornalistiche, documentari tv e podcast) riguardanti l’incidente della Principessa. Tuttavia, alcune (azzardate) ipotesi, formulate attraverso la Regina del Giallo, sono il frutto della mia “fervida” fantasia.

Agatha, ieri ci siamo lasciate con una domanda: come avrebbero potuto gli uomini dei servizi segreti prevedere gli spostamenti decisi all’ultimo minuto da Dodi, innescando quella serie di eventi che portarono la Mercedes a schiantarsi nel tunnel dell’Alma?

Scusami, cara, se ti rispondo con un’altra domanda: ma nel 1997 non esistevano forse i telefoni senza fili, simile a quello che usi tu?

Sì, c’erano già i telefoni cellulari. Non esattamente uguali a quello che uso io oggi… ma, sì, c’erano.

Allora tutto si spiega. Quando Dodi impartì le disposizioni per gli spostamenti, qualcuno, in tempo reale, avvertì le “forze all’opera”. È implicito che chi riferì i piani di Dodi doveva essere necessariamente la stessa persona chiamata ad attuarli… qualcuno del suo staff, per intenderci.

Certo! Infatti, secondo i risultati delle investigazioni di Mohamed Al-Fayed, Henri Paul, Trevor Rees-Jones (la guardia del corpo del figlio, unico sopravvissuto all’impatto) e Kes Wingfield, (l’uomo che cercò di seminare i paparazzi mettendosi alla guida della Range Rover di Dodi), avevano contatti con l’M16.

Cara, non sono convinta che tutti loro ebbero contatti con l’Intelligence britannica. Non sarebbe stata assolutamente una buona mossa da parte dei servizi segreti coinvolgere tutta questa gente. Probabilmente c’è stato un contatto con una sola persona che ha tirato in mezzo gli altri dello staff per avere più dettagli possibili da passare poi ai servizi segreti.

Una sola persona… Ora che ci penso, quella notte, Henri Paul aveva nelle tasche circa 2000 sterline e il suo conto in banca, quando fu controllato, aveva registrato incassi notevoli in quel periodo. Incassi non giustificati dal suo lavoro. Era forse un anticipo sul pagamento delle informazioni che avrebbe dovuto fornire a qualcuno sugli spostamenti di Dodi e della Principessa? Il problema è che lui stesso morì nell’incidente e la guardia del corpo si salvò per miracolo… Mi spiego meglio: non è credibile che abbia accettato il rischio di morire.

Ma chi lo contattò non ha parlato affatto di questo rischio, cara! E poi la sua richiesta appariva assolutamente “normale” ai suoi  occhi.

Mi scusi, Agatha: non credo di seguirla. Sta dicendo che non pensava di passare informazioni ai servizi segreti?

Certo, cara! Non era Henri Paul il gancio dei servizi segreti. Semmai è stato contattato dal “gancio”.

Continuo a non capire…

Supponiamo che un noto fotografo avesse contattato una persona molto vicina a Dodi offrendogli un’ingente somma di denaro per fotografare la coppia più ricercata del mondo, magari in un momento esclusivo, privato.

James Andason…

Esatto. La richiesta del fotografo poteva essere considerata azzardata, ma non sospetta agli occhi di questo “fedelissimo di Dodi”: quale paparazzo non avrebbe fatto i salti mortali pur di fotografare la coppia più chiacchierata del momento? In fondo, lui avrebbe dovuto fornire solo delle informazioni. Ed è possibile che abbia chiesto la collaborazione (anche questa ben pagata) degli altri due componenti dello staff per essere certo di avere il dettaglio di tutti gli spostamenti della coppia, anche di quelli decisi all’ultimo minuto. Supponiamo ancora che il piano prevedesse che il fotografo aspettasse nascosto da qualche parte nei pressi del Ritz, con la sua anonima Fiat Uno bianca. Nel momento in cui la coppia avrebbe deciso di uscire, sarebbe stato tempestivamente avvisato del percorso, per cui sarebbe partito in anticipo. Sappiamo che la berlina procedeva a velocità sostenuta perché era inseguita da altri paparazzi (quelli che non si erano lasciati ingannare dal “trucco” della Range Rover). Ma forse non erano solo paparazzi a inseguire la Mercedes. Qualcuno ha parlato di moto di grossa cilindrata, ben diverse dalle “vespe” usate dai paparazzi. È possibile che il fotografo avesse ricevuto l’ordine di avvisare anche qualcun altro … Quando la Mercedes imboccò l’entrata del tunnel il vero piano delle “forze all’opera” si esplicò davanti agli occhi ignari e spaventati di tutti, perfino del fotografo che aveva fatto da gancio… Forse il piano si palesò nei modi indicati dall’ ex agente dell’Intelligence britannica Richard Tomlinson, ovvero utilizzando un device che produceva stordimento attraverso luce ad altissimo voltaggio. Forse no. Comunque chi fu chiamato a completare il piano ha utilizzato risorse organizzative “non comuni” e strumenti altamente sofisticati,  progettati per organizzazioni come l’MI6.

Devon: Agatha Christie corrects proofs of her latest book/devonshire. Jan. 1946

Lei è convinta che neppure il fotografo sapesse?

È probabile che sapesse chi fossero coloro che lo avevano finanziato per contattare uno dei componenti dello staff di Dodi. Ma non immaginava la conclusione del piano. Forse pensava che i servizi segreti avessero un qualche loro interesse a che certi momenti della coppia fossero immortalati e resi pubblici da fotografie… Ricordiamoci che, già allora, l’ex marito della Principessa stava lavorando per rendere accettabile agli occhi dell’opinione pubblica colei che aveva praticamente distrutto il suo matrimonio con la Principessa. Una foto inequivocabile della sua ex moglie con un altro uomo avrebbe certamente potuto aiutare a introdurre pubblicamente l’amante storica nella sua vita… A ogni modo, nel tunnel si verificò un fatto imprevisto che complicò i piani delle “forze all’opera”: la Mercedes prima di schiantarsi contro un pilastro del tunnel, toccò  la Fiat Uno bianca del fotografo che viaggiava più avanti nella stessa corsia. Quel particolare colore “bianco Corfù”, trovato sul fianco della berlina (e utilizzato solo dall’ azienda italiana Fiat per verniciare uno specifico modello di automobile) rappresentava l’unico collegamento fra l’incidente e i servizi segreti. Comunque l’autista della Fiat Uno bianca riuscì a tenere la bocca chiusa per tre anni. Poi, la sua vena di protagonismo prese il sopravvento sulla paura di essere ucciso da quelle “forze all’opera” con cui aveva incautamente preso degli accordi. Pensa di scrivere un libro sulle verità che crede di sapere… ma poi si “suicida” in maniera molto singolare, prima che il suo progetto possa vedere la luce (ennesima coincidenza già esaminata).

E Le Van Thanh? Agatha, non scordiamoci che c’è un ex tassista vietnamita scovato e interrogato dalla polizia francese che ha confessato di essere invece lui l’uomo della Fiat Uno “bianco Corfù”…

Le Van Thanh, come ti ho detto ieri, è un “joker”, una carta giocata per chiudere la “faccenda Andason”. La sua “comparsa” ha permesso di togliere di mezzo ogni collegamento con il famigerato fotografo. Se ci pensi bene, con Le Van Thanh in campo tutte le coincidenze, sono rimaste solo… coincidenze. Ipotizziamo che, nel momento in cui saltò fuori che la Mercedes aveva urtato una Fiat Uno bianca prima di schiantarsi, qualcuno si fosse premurato di contattare tempestivamente un giovanissimo e sprovveduto tassista, proprietario di una vecchia Fiat Uno proprio di colore “bianco Corfù”. Ipotizziamo che questo qualcuno gli avesse proposto, in cambio di una certa somma, di verniciare la sua auto di rosso e di dire di essere lui l’autista della Fiat che guidava quella tragica notte nel tunnel dell’Alma… Ipotizziamo infine che gli avesse assicurato che non avrebbe rischiato nulla a livello legale, perché i periti avevano già stabilito che la causa dell’impatto non era attribuibile alla Fiat Uno…

Scusi se la interrompo, Agatha. Ma perché era così necessario che quella Fiat bianca diventasse rossa?

Perché se fosse rimasta bianca gli esperti avrebbero scoperto che la carrozzeria di quella macchina non aveva urtato in alcun punto la Mercedes in cui viaggiava la Principessa… semplicemente perché non era Le Van Than a trovarsi nel tunnel. Il fatto poi che la polizia francese sconsigliò al giovane tassista di andare a Londra a testimoniare… beh, questo fa pensare a un vero e proprio“insabbiamento”:  probabilmente si voleva evitare che Le Van Than si confondesse e/o che confessasse di non essere stato in quel tunnel quella sera…

Agatha, non riesco ancora a spiegarmi delle cose. ..

Torniamo indietro al momento in cui qualcuno dello staff di Dodi avvertì James Andason, tramite cellulare, degli spostamenti della coppia. Lei, Agatha, forse non conosce i nuovi sviluppi della tecnologia, quindi probabilmente non sa che le chiamate telefoniche possono essere rintracciate e…

Cara, io so che, se la polizia avesse voluto, avrebbe potuto rintracciare le chiamate effettuate o ricevute da quell’aggeggio. Più che saperlo, lo immagino. Ma tu, invece, hai pensato all’eventualità che i telefoni utilizzati dalle persone coinvolte quella notte non siano stati quelli personali, ma invece “una dotazione” delle “forze all’opera”? Immaginiamo che Andason avesse consegnato alla persona dello staff di Dodi che doveva spiare la coppia, oltre che i soldi, anche questi strumenti super tecnologici per comunicare, con l’ordine però di distruggerli prima di lasciare l’albergo…

Comincio a capire, Agatha… Un’ultima cosa e poi la lascio andare a cena. Ho notato che lei non dice mai chiaramente che fu Henri Paul la persona dello staff di Dodi contattata dal fotografo Andason: perché?

Perché non sappiamo se era effettivamente lui il contatto di Andason. Poteva essere la guardia del corpo sopravvissuta all’impatto o l’altro autista che si allontanò con la Range Rover per distrarre i paparazzi. Quello che possiamo ipotizzare è che uno di loro tre coinvolse (corrompendoli con grosse cifre di denaro fornite da Andason) tutti gli altri. Ognuno di loro doveva riferire al “contatto di Andason” i minimi dettagli degli spostamenti della coppia, a prescindere dal ruolo che Dodi gli avrebbe potuto assegnare quella sera.

 Alla luce di quello che ha ipotizzato,  Agatha, riesco a spiegarmi meglio un’altra “coincidenza”…

Quale, cara?

La perdita di memoria della guardia del corpo di Dodi: l’unico passeggero della Mercedes rimasto in vita quella notte.

2 thoughts on “Ipotesi

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