Never complain…

Never complain…

PARTE VIII

La materia di cui sono fatte le favole

Avviso per i lettori del blog: in questo, come negli altri articoli della serie, immagino di essere a Greenway House, dimora di campagna di Agatha Christie, e di conversare con lei sulle “coincidenze” che si sono verificate prima e dopo il misterioso incidente della Principessa.

Le informazioni (e le affermazioni) contenute nei dialoghi sono il risultato delle mie ricerche su una selezione di libri, inchieste giornalistiche, documentari, film, serie TV e podcast che, negli anni, si sono occupati della vita e della morte della reale più amata di sempre. Tuttavia, le ipotesi (alcune volte azzardate) avanzate da Agatha sono il frutto della mia fantasia.

Per onestà intellettuale, mi sembra doveroso avanzare anche alcuni caveat circa l’articolo che state per leggere: come avrete ben intuito, nutro molta simpatia ed empatia per la Principessa, ma provo un irrefrenabile disprezzo per “l’altra donna” della storia. In ragion di questo, alcune affermazioni contenute in questo scritto potrebbero essere “viziate” da bìas sia positivi sia negativi, a secondo se si parli dell’una o dell’altra persona.

Allora, cara, non vuoi proprio assaggiare questi deliziosi rognoni al bacon?

No, Agatha. ..

Ma li hai perfino cucinati: mi hai detto che è stata la prima ricetta inglese che hai preparato per il tuo blog!

Sì, è così. La prima che ho preparato, fotografato e pubblicato… ma mai assaggiato! E vuole sapere una cosa curiosa? Se digita sul motore di ricerca “Google” “rognoni al bacon”, la prima ricetta che appare è proprio quella che ho  postato nel 2018, l’anno in cui ho aperto mio blog.

Io invece li adoro, ma non li mangio più tanto spesso come un tempo. Se proprio non posso convincerti ad assaggiare i rognoni, prendi le uova strapazzate,almeno.

Sì, quelle, volentieri!

Ieri, ragionando sull’ipotesi che la Royal Family sia “legata” all’incidente della Principessa, ci eravamo lasciate con un interrogativo: c’erano altri motivi, oltre la relazione con Dodi, per i quali qualcuno poteva avercela con la Principessa?

A essere sinceri, sì: c’era più di un motivo. Ma partiamo da quello che, a mio avviso, infastidiva quasi tutti i membri della famiglia reale, soprattutto quelli più anziani: la Principessa non rispettava la regola più importante utilizzata dai reali nelle pubbliche relazioni…

Che era… ?

“Never complain, never explain”. Mai lamentarsi, mai spiegare. In due diverse e famigerate occasioni, la giovane donna aveva osato alzare il sipario su quello che si nascondeva dietro la facciata “fiabesca” del suo matrimonio con l’erede al trono d’Inghilterra. La prima volta lo fece nel 1991, quando, di nascosto dal marito e dagli altri reali, collaborò alla scrittura di  libro che la riguardava (la biografia firmata da Andrew Morton e pubblicata nel 1992), registrando dei nastri in cui fece sconvolgenti rivelazioni sul suo matrimonio. Deve sapere, Agatha, che dopo quelle nozze “fiabesche” celebrate nel 1981, nell’immaginario collettivo (non solo inglese) il principe e la Principessa hanno iniziato a rappresentare il volto più glamour e, allo stesso tempo, più umano della monarchia. Perfino i tabloid più agguerriti confermavano questa “favola”.

Agli inizi degli anni ’90, nessuno avrebbe immaginato quindi che dietro quell’unione decennale si nascondesse una grande infelicità, causata, in massima parte, dalla relazione del marito con una donna sposata. Questa donna era una presenza talmente fissa e riconosciuta nella vita del principe da avere addirittura il ruolo di padrona di casa alle cene e ai ricevimenti organizzati per la “cerchia” di amici del principe a Highgrove, la residenza di campagna della giovane coppia reale. Tutti, però, almeno all’inizio, mantenevano il segreto sulla relazione extra-coniugale del principe: la guardia del corpo, incaricato di scortarlo nelle visite notturne che faceva a Middlewick House, casa della sua amante; lo chef e il maggiordomo, informati della sua assenza a cena; il valletto incaricato di contrassegnare i programmi televisivi sulla guida “Radio Times” per dare a intendere che lui avesse passato una tranquilla serata alla TV, quando invece era con l’altra donna… Insomma, chiunque lavorasse a palazzo era coinvolto, spesso suo malgrado, nell’inganno. Una volta il principe si fratturò il braccio giocando a polo e fu ricoverato a Cirencester: il suo staff dovette fare i salti mortali per seguire le comunicazioni radio della polizia che riferivano l’itinerario che stava facendo la Principessa per raggiungere il marito in ospedale e fare in modo che moglie e amante non si incontrassero. Tuttavia, il complotto per tenere all’oscuro la futura Regina non poteva durare per sempre; così come non potevano reggere all’infinito le risposte date alla Principessa anche dalle persone più fidate: “no, ti sbagli, quella donna è solo un’amica di vecchia data”; oppure “è solo il frutto della tua immaginazione”. L’immaginazione di “una sciocca ragazzina”, aggiungevano alle sue spalle i reali nei loro rispettivi “entourage”. Marito e moglie iniziarono a discutere sempre più spesso a causa dell’altra donna. Facendo parte della c.d. cerchia di Highgrove, era infatti sempre presente a cene, tè, garden party, battute di caccia, ecc.. Ma, anche quando non c’era fisicamente, faceva pesare la sua ingombrante presenza con foto, lettere e biglietti d’amore, telefonate “hot” e regali che alludevano sempre alla sua liason con l’erede al trono (come i famosi gemelli con le iniziali intrecciate, che l’uomo si portò perfino in quella che doveva essere la sua luna di miele con la Principessa e che poi, ovviamente, si rivelò un disastro…).

Povera ragazza… so quello che deve aver passato.

Infatti, questo matrimonio pieno di ombre e le pressioni causate dal ruolo di Principessa di Galles, fecero da detonatori, causando un’esplosione di emozioni negative che portarono la giovane, poco più che adolescente, ad avere disordini alimentari e comportamenti di autolesionismo. Fra le altre cose, lei aveva già le sue fragilità: crebbe negli agi austeri della nobiltà britannica, fra mura antiche e tradizioni secolari (la sua famiglia d’origine è addirittura più antica e blasonata dell’attuale famiglia reale), ma con pochi affetti in casa perché i suoi genitori si separarono in maniera molto conflittuale quando lei era solo una bambina. E non c’è da stupirsi, quindi, che avesse riposto grandi speranze sulla famiglia che lei immaginava di creare insieme all’uomo di cui si sarebbe innamorata. E, purtroppo, nutriva grandi aspettative anche sull’uomo che avrebbe sposato. Aspettative irrealistiche, generosamente nutrite dai romanzi rosa di Barbara Cartland, di cui lei era un’avida lettrice e in cui la trama e il finale erano sempre gli stessi: storie d’amore ambientate in epoca vittoriana, in cui una bella, giovane e onesta eroina incontrava il suo principe azzurro (di buona e ricca famiglia) con cui, dopo una serie di peripezie, convolava a giuste nozze e “viveva per sempre felice e contenta”.

Hai detto Barbara Cartland? Scriveva nello stesso periodo in cui scrivevo anch’io… Ma mi pare fosse più giovane di me di una decina d’anni. Oltre che per i suoi romanzi d’amore era conosciuta anche per la sua allure: durante le sue apparizioni in pubblico appariva sempre molto elegante, finemente truccata e con dei bei gioielli… decisamente il contrario di me! Comunque, era una scrittrice molto prolifica.

In effetti sì, Agatha: è entrata nel Guinness dei Primati per avere scritto il più alto numero di libri in un anno… qualcosa come  191 romanzi! E vanta più di 700 libri pubblicati. Attualmente divide il podio (collocandosi al terzo posto) come autrice più letta al mondo, con J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, e con lei, Agatha.

Sono senza parole… Le persone leggono ancora i miei romanzi gialli e quelli rosa di Barbara?

Certo! I suoi libri, Agatha, sono tradotti attualmente in 73 lingue e quelli della Cartland in 36!

Se non ricordo male, Barbara apparteneva all’aristocrazia…

Sì, Agatha. Fra, l’altro in tarda età è diventata un’icona del genere kitsch sia per le tematiche dei suoi libri e sia per il vezzo di vestire dalla testa ai piedi solo in rosa confetto, di truccarsi pesantemente e di ingioiellarsi con monili molto vistosi. E per un complicato giro di matrimoni, divenne la “nonna acquisita” proprio della Principessa: il padre della giovane sposò in seconde nozze la figlia di Barbara nel 1976.

Nel 1976? Ecco perché non lo ricordavo… A gennaio di quell’anno io sono passata a miglior vita!

Ritornando alla Principessa, all’inizio la sua storia d’amore con il principe sembrava quasi ripercorrere le pagine di un romanzo della Cartland o, almeno, così sembra dalla trascrizione dei nastri registrati da lei stessa (quelli che poi fece arrivare a Andrew Morton perché scrivesse la sua storia) e che descrivevano i primi tempi del suo fidanzamento. La ragazza conosceva il principe fin da quando era una bambina, ma essendoci fra i due una differenza di età di 12 anni, non interagivano molto; erano più le sue sorelle grandi a relazionarsi con l’erede al trono. Quando aveva 16 anni, com’era in uso negli ambienti aristocratici, la sua famiglia invitò il principe a passare qualche giorno nel loro maniero di campagna e fu allora che l’uomo, ormai quasi trentenne, si accorse di lei: “Mi tenevo alla larga. Ricordo che ero grassa, insulsa, non mi truccavo neppure, ma facevo un gran chiasso e a lui piacque e dopo cena venne a cercarmi e ballammo un sacco e poi mi disse: «mi mostri la galleria?» E io stavo per farlo quando arrivò mia sorella Sarah per dirmi di filarmela. «Lascia allora che vi mostri gli interruttori, tu non lo sai» feci io, dopodiché sparii. E lui fu carinissimo quando l’indomani me lo ritrovai accanto –per una sedicenne avere qualcuno che ti riempie di attenzioni- insomma, ero sbalordita. «Perché uno come lui dovrebbe interessarsi a me?» mi chiedevo. Ma era così. Andammo avanti in questo modo per un paio d’anni. Lo vedevo di tanto in tanto con mia sorella Sarah…” Si arrivò così al 1980 e la Principessa, ormai diciannovenne, iniziò a essere invitata nelle varie residenze e nei vari ambienti frequentati dalla famiglia reale: Buckingham Palace, lo yacth reale Britannia, il castello di Balmoral. In quest’ultimo, senza saperlo, superò l’esame della Regina e dell’intera famiglia reale.

Durante le sue visite erano sempre presenti gli amici del principe che la giovane donna giudicava servili, referenti, adulanti. Ed era sempre presente quella che poi si scoprirà essere la sua amante, anche se a quelle visite era accompagnata dal marito. “Io ero di gran lunga la più giovane di tutti. Il principe mi telefonava per chiedermi «Ti va di andare a fare una passeggiata, che ne dici di un barbecue?» E io rispondevo: «Volentieri, grazie». Mi sembrava tutto meraviglioso”. Tuttavia, ben presto iniziò a nutrire dei sospetti su quella donna sposata: “Sapeva tutto quello che il principe faceva in privato e quello che noi due facevamo in privato… se andavamo a Broadlands. Proprio non riuscivo a capire. Alla fine ci arrivai…”

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