Una coincidenza è solo una coincidenza…
PARTE I
Introduzione
Eccomi qui. È tanto che non scrivo. E voglio ricominciare con una storia diversa dal solito, ma che ha tutti gli elementi dei gialli che adoro leggere: campagne e giardini inglesi, antiche e blasonate dimore, principi e aristocratiche fanciulle, fedeli maggiordomi e lettere segrete e, naturalmente, intrighi, tradimenti e… un misterioso (quanto “opportuno”?) incidente mortale annunciato dalla vittima stessa, sul quale aleggia l’ombra della famigerata MI-6 e su cui hanno indagato i detective più bravi di Scotland Yard e della Brigade Criminelle.
A differenza di altri articoli del blog, questo non è ispirato da un romanzo, ma da una storia realmente accaduta che, per la sua particolarità, ha generato una miriade di romanzi (oltre che film, serie tv, documentari e musical).
Se Agatha Christie fosse ancora fra di noi, non esiterebbe a “occuparsi” lei stessa della vicenda. Non solo per la “trama”, ma come “Dama dell’Impero Britannico” e come amica di Sua Maestà, la Regina.
Il mio coinvolgimento in questa storia inizia nell’estate del 1981, quando, a nove anni, ero in indecisa se credere o no alle favole. Dopo aver visto in tv, insieme a mia zia Fiora, il matrimonio di una ragazza incantevole che indossava un abito con uno strascico interminabile, decisi che potevo ancora credere alla magia delle favole (almeno per qualche anno ancora), perché quella che stavo ammirando attraverso lo schermo (ancora in bianco e nero) era DAVVERO una Principessa delle Fiabe.
Negli anni che seguirono, però, non pensai più a Lei. Certo, a volte mi capitava di imbattermi in qualche notizia che la riguardava e quando ciò succedeva la mia simpatia e solidarietà erano sempre per lei, qualsiasi fossero i gossip.
Poi arrivò quell’ultimo giorno di agosto del 1997 e, come altre milioni di persone, dopo 25 anni, sono ancora in grado di dirvi dov’ero e cosa facevo nel momento preciso in cui appresi la notizia della sua morte. Era domenica e mi preparavo a passare una giornata fra le montagne della Sila con la mia famiglia al completo (compresi zie, zii e cugini). Eravamo partiti di buon’ora e nessun aveva ancora visto un telegiornale. Fummo informati dalla radio.
All’epoca non riuscii a spiegarmi quella sensazione di tristezza e di incredulità che improvvisamente mi pervase. Come fosse morta una persona di famiglia. Il che era strano: non ero inglese; non sapevo quasi nulla della Royal Family; non seguivo particolarmente le notizie o i gossip che riguardavano la Principessa. Ora penso che non fosse una coincidenza che mi sentissi in quel modo. Forse era una premonizione, un’anticipazione di ciò che avrei provato in un gelido giorno d’estate di 10 anni dopo nell’apprendere che, a una persona che amavo moltissimo, era toccata la stessa sorte della Principessa. Ma questa è un’altra storia…
Dopo il 1997, come tanti, ho sporadicamente seguito le notizie (che a volte erano dei veri e propri colpi di scena) che riguardavano quel tragico incidente avvenuto a Parigi e in cui, insieme alla Principessa, era morto anche il figlio di un facoltoso imprenditore egiziano (ex proprietario, fra le altre cose, dei celebri magazzini Harrods e dell’elegante hotel Ritz di Parigi).
Ma non voglio tediarvi con racconti che già avete letto in inchieste giornalistiche o che avete già visto in documentari tv. Vorrei provare a fare invece un esercizio di pura immaginazione: se Agatha Christie avesse vissuto fino ai nostri giorni, quale sarebbe stata la sua idea sul caso? Che cosa avrebbe pensato delle “coincidenze” che si sono verificate prime e dopo il misterioso incidente della Principessa?
È doveroso avvertire i lettori che da questo punto in poi inizierà il mio dialogo impossibile e di fantasia con la Regina del Giallo sulla morte di una delle icone più amate del nostro tempo.
Agatha Christie a Greenway House
Dame Agatha Christie, la ringrazio per avermi ricevuta qui a Greenway House. Non le nascondo di essere molto emozionata: sono una sua grande fan.
Grazie, cara. Chiamami pure Agatha.
Grazie, Agatha. Il motivo della mia visita è discutere con lei alcune circostanze, a mio parere, rimaste “poco chiare” nella tragica morte della Principessa.
Oh, quell’incantevole fanciulla! Se avessi vissuto cinque anni in più sarei stata invitata anch’io al suo matrimonio. Lo sa, vero, che conoscevo la Regina? Ha letto tutti i miei libri e nella sua libreria a Windsor ha la collezione completa delle edizioni storiche dei miei gialli.
Sì, Agatha, lo so. Per questo credo che lei sia la persona più adatta per questo confronto. Certo, anche Sir Arthur Conan Doyle avrebbe potuto aiutarmi, ma ho preferito rivolgermi a lei proprio per il legame che aveva con la Regina.
Comincerò nell’esporre gli eventi, cercando di utilizzare “ordine e metodo”, così come farebbe Hercules Poirot. Ma, per onestà intellettuale, mi sembra opportuno avanzare da subito alcuni caveat: nutro molta simpatia ed empatia per la Principessa, mentre provo disprezzo per l’altra donna della storia. In ragion di questo, alcune mie affermazioni potrebbero contenere dei bìas, delle distorsioni involontarie (sia in positivo sia negativo) a secondo che si parli dell’una o dell’altra persona. Infine, vorrei ricordarle, Agatha, (e ricordare ai lettori) che le mie “fonti” non sono dirette, ma ricavate da documentari, da podcast, da libri, da stralci del dossier della Metropolitan Police (pubblicato interamente su internet nel 2006) e da articoli di giornali.
Nel prossimo articolo, pubblicherò i fatti, così come li ho ricostruiti analizzando il materiale citato sopra. Chi, fra i lettori, è già a conoscenza della dinamica dell’incidente e delle indagini che seguirono, può anche “saltare” questa parte.