Io e la mia personale ricerca della felicità
Sono anni che aspetto questo momento.
Eppure, potrebbe osservare qualcuno, non è drammaticamente difficile aprire un blog: basta avere delle passioni da condividere e un amico o un’amica, parenti o figli esperti del web che ti aiutino con le faccende tecniche riguardanti l’apertura di uno spazio virtuale. Ma questo, solo nel caso (il mio!) di chi non brilli per “scioltezza informatica”.
Ora, di passioni da condividere ne ho da sempre due: libri e cibi. Di amici/parenti, disposti a darmi una mano dal punto di vista tecnico per il primo lancio nella “blogsfera”, tanti.
Allora cosa ti ha frenato finora? Osserverà ancora qualcuno.
La mia “naturale” tendenza a spostare sempre in avanti ogni frammento di gratificazione che possa riguardarmi. Il che mi fa godere anche l’attesa, certo. Ma il preludio alla gratificazione completa non si può protrarre all’infinito…
Fino a questo momento, nella mia giornata tipo, c’è sempre stato qualcos’altro di più impellente da fare: esami da sostenere, lavori da consegnare, traslochi da affrontare, figli da crescere, case da pulire… Ma gli esami non finiranno mai, così come pure eventuali lavori da consegnare. I figli continueranno a occupare sempre la parte più importante (e più bella) della mia vita. Avrò sempre faccende di casa da svolgere, anche se dovessi avere la domestica a ore. E l’ennesimo trasloco potrebbe essere già dietro l’angolo… E allora? Carpe diem! È questo che ho detto recentemente a me stessa.
Un blog in cui parlare di libri e cibo mi gratificherebbe in maniera “immediata” e potrebbe rappresentare quell’attimo in cui si insinuano piccoli frammenti di felicità. E anche se non è formalmente sancita dalla nostra Costituzione, non siamo tutti, forse, alla ricerca della felicità?
Con il passare degli anni ho imparato che la felicità non è qualcosa che trovi, diciamo così, tutta intera. Puoi trovarne un frammento oggi, un altro domani o il giorno seguente, o la settimana successiva. Sta a te riconoscerlo, apprezzarlo e replicarlo…
Un frammento di felicità che io replicherei molto spesso e volentieri è il seguente: un buon libro giallo, una tazza fumante di tè o di caffè, piccole leccornie (dolci o salate) da cui ogni tanto attingere mentre la lettura si fa sempre più avvincente, e una copertina di lana soffice, utile quando in autunno o all’inizio della primavera si legge all’aperto, o quando il pomeriggio sta per cedere il passo alla sera e l’aria comincia a raffreddarsi anche in casa…
Ed ecco svelato il primo dettaglio importante che riguarda questo blog: “un buon libro giallo”. Già, perché in questo spazio virtuale mi piacerebbe parlare di un genere letterario specifico: il giallo senza distinzione fra i diversi sottogeneri (classico, storico, poliziesco, noir, legale e medico), anche se la mia predilezione va al giallo classico, in cui un investigatore (meglio se investigatrice) scopre l’autore di un delitto più o meno efferato all’interno di una cerchia abbastanza ristretta di personaggi, arrivando alla soluzione del mistero grazie all’analisi e all’interpretazione di indizi che sono per lo più nascosti e, spesso, fuorvianti.
Adoro questo tipo di giallo perché lo scrittore sembra lanciare una sfida al lettore: infatti, tu che leggi hai esattamente le stesse possibilità di arrivare alle conclusioni del detective (che di solito è l’alter ego di chi scrive) e, quindi, di individuare il colpevole.
Ora vi starete chiedendo il ruolo del cibo in tutto questo… Anzi no, non ve lo starete chiedendo, perché, molto probabilmente, saprete più di me che il web (e non solo) pullula di siti in cui i collegamenti fra letteratura gialla e cibo sono spiegati letteralmente in tutte le salse!
Avrei voluto essere una delle prime a pubblicare su questi argomenti, perché sono più o meno 35 anni che ho modo di apprezzare che in ogni buon romanzo giallo si possono celare anche delle gustose ricette. Raramente, però, ho trovato anche liste di ingredienti e dosi precise. Molto spesso, invece, ho potuto notare che pasti e ricette sono utilizzati per costruire l’atmosfera “giusta” del libro.
E poi non sarà sfuggito a nessuno che i più famosi detective di tutti i tempi sono decisamente inclini ai piaceri della tavola: come non pensare al raffinato Hercules Poirot, goloso di lumache e di cioccolato vellutato; oppure al verace ispettore Maigret e al suo celebre coq au vin; ancora all’insuperabile gourmet Nero Wolfe e alla sua insalata di aragoste alla brasiliana e, infine, al nostro Salvo Montalbano che rinuncia a un Capodanno a Parigi per le arancine della cammerera Adelina. E potrei continuare l’elenco fino a riempire pagine e pagine…
Questi detective hanno una loro personale mania in fatto di cucina ed è per questo che a noi lettori appaiono più “vivi”, più “umani”, e anche più simpatici.
Da dove nasce questa affinità tra romanzi (non solo gialli) e cibo?
Credo che la risposta sia da ricercare fra gli obiettivi essenziali di un bravo scrittore: creare un intenso legame emotivo fra chi legge (che è un individuo in carne e ossa) e i personaggi (di fantasia) che popolano le storie romanzate.
Se lo scrittore non riuscisse a far amare i suoi personaggi da noi che leggiamo, il libro non avrebbe alcun impatto sulle nostre vite. Ciò che ci induce a voltare trepidanti le pagine di un romanzo è infatti il legame, a volte molto intenso, che si genera fra noi lettori e i personaggi. E molto spesso questo legame è creato da una passione comune…
Qual è una delle passioni che accomuna moltissime persone? Il cibo. Esatto!
Quasi tutti sanno qualcosa riguardo al cibo; a tanti di noi piace cucinare; e tutti quanti amiamo mangiare in compagnia di amici e parenti…
Lo scopo di questo blog è quello di condividere i romanzi gialli che mi sono rimasti nel cuore: per trama, personaggi, stile di scrittura… o per qualche altro elemento del mio vissuto che, pur non riguardando direttamente i libri, ha comunque a che fare con essi.
Premetto che ciò che scriverò non somiglierà neppure lontanamente a una recensione o a una nota critica “professionale”. È solo un’angolazione molto personale da cui poter “guardare” un libro. E infatti nei miei post troverete anche molti “spaccati” di vita che mi riguardano e che, a prima vista, potrebbero non essere attinenti all’argomento di questo blog. Però, se riflettiamo bene, quando un libro arriva al lettore non trova una “tabula rasa”, ma una persona che ha una sua vita e un suo mondo e la scelta del libro e l’interpretazione che se ne fa, dipende dalla sua vita, deriva dal suo mondo…
Poi vorrei avvisarvi che per me, si tratterà, a volte, di una “rilettura”: quasi tutti i romanzi che ho intenzione di condividere con voi li ho già letti e, dunque, ne ricordo trama e finale. Ma in questa nuova lettura la mia attenzione si concentrerà anche sulle atmosfere create dal cibo e da tutto ciò che gravita intorno a esso.
Sarà come un “riassaporare” il romanzo nel vero senso della parola, perchè tenterò di sperimentare alcune delle ricette più originali citate o legate, in qualche modo al giallo proposto, e di riprodurle per voi… e per me!
Sarà quasi una sfida alla “Jiulia&Julie”, ma senza le ricette di Julia Child…
Questa potrebbe essere per me anche l’ occasione di dedicarmi con più cura alla preparazione del cibo e della tavola. È da un po’ di tempo (diciamo pure anni) che guardo al cibo solo come fonte di nutrimento: tento di sceglierlo sano per i bambini e leggero per me e per mio marito (che non brilliamo certo per le nostre silhouette…), ma il più delle volte queste rimangono solo belle intenzioni e finisco per prendere le “solite cose” per le “solite ricette” (quelle che mettono d’accordo un po’ tutti in casa mia: pasta al pomodoro, pollo arrosto, bistecca, salumi, insalata verde…). E il discorso non varia se si mangia fuori: c’è sempre una sorta di braccio di ferro tra i piccoli, che vogliono andare al Mac o in pizzeria, e noi adulti, che vorremmo sperimentare invece nuovi sapori e nuovi posti. Ed è inutile scrivere chi ha la meglio…
Sulla mise en place, poi, è meglio che stenda un velo pietoso. Se non abbiamo ospiti, la nostra apparecchiatura tipo è: tovaglia anti-macchia (sì, proprio quella su cui puoi passare sopra una spugnetta umida per togliere lo sporco), tovaglioli di carta, posate, bicchieri e piatti anonimi e sbeccati…
Questa trasandatezza non mi appartiene interamente, ma è anche frutto degli innumerevoli traslochi affrontati finora e, a causa dei quali, le mie stoviglie (così come i miei libri) risultano divise in tre posti diversi della penisola.
Ora, il mio ragionamento è stato questo: se ho un blog da mandare avanti, in cui si parlerà di gialli e di cibi, nessuno dei miei familiari avrà da ridire se, qualche sera al mese, dovrà “sacrificarsi” a mangiare in maniera diversa dal solito, magari come Nero Wolfe o Salvo Montalbano, giusto? Poi, se dovrò fare le foto da condividere con voi, dovrò necessariamente presentare i piatti in maniera dignitosa, magari abbinandoci anche un calice di buon vino… E riflettendoci ancora: una volta che si prepara una bella tavola e si ha il vino giusto perché non condividere insieme ad amici e parenti, iniziando a invitare, magari, quelli che si sono persi di vista da un pò?
Insomma, questo blog innescherebbe nella mia vita un circolo virtuoso di questo tipo: lettura o rilettura di un buon libro giallo, menù a tema, mise en place impeccabile, amici&company con cui passare una splendida serata… ma senza delitti!
Mi rendo conto di aver scritto molto, senza neppure presentarmi! Rimedio subito.
Mi chiamo Angela, ho compiuto da poco 46 anni, vivo nell’hinterland milanese, ho un marito e due figli (Eli di 10 anni e Ale di 5).
Non sono una blogger, né una chef, né una food writer, né (haimè!) una scrittrice di gialli, però mi è capitato di pubblicare qualcosa inerente l’ambito sociologico.
Inoltre, per quanto apprezzi molto l’arte della fotografia, non mi sono mai dedicata a tale attività. In questo post ho pubblicato i miei primi scatti fatti nella mia cucina: il piccolo angolo esclusivamente dedicato al blog, la mia copertina di lana morbida e la dispensa/libreria dedicata sia ai libri di ricette dei miei food writer preferiti sia agli ingredienti della mia cucina.